N° 78

 

CUBA LIBRE

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

Arriviamo a Cuba in una splendida mattina di sole e sento molto bene la differenza con New York. Il segno dei tempi è che invece di richiedere decine di autorizzazioni e subire alcuni interrogatori sulle nostre motivazioni abbiamo avuto il visto in men che non si dica e che abbiamo potuto prendere un volo diretto dagli Stati Uniti. Potenza del disgelo diplomatico.

Dopo i controlli di rito alla dogana usciamo dall’aeroporto e Natasha chiama un taxi.

-A quest’ora la Dirección de Inteligencia[1] e il Rezident[2] del S.V.R.[3] saranno già informati che Natalia Alianovna Romanova, la Vedova Nera, e il suo amante americano, l’avvocato cieco Matt Murdock, sono arrivati all’Avana e si chiederanno perché sono venuti.- mi dice mentre il tassista carica le nostre valige nel bagagliaio.

-Dici che non si berranno la storia della vacanza?- chiedo

-Non se la berrebbero nemmeno se fosse vera. Se c’è una cosa che so dei servizi segreti del mio paese di nascita, è che sono estremamente paranoici e quelli cubani non sono da meno.-

            Mi aiuta a salire nel taxi perpetuando la bugia del cieco inerme.

-Sei già stata a Cuba, vero?- le chiedo.

-Molte volte in passato, quando ero ancora una spia russa. Non ci torno da... da parecchi anni. Mi ci rifugiai dopo una missione fallita per rubare a Tony Stark una specie di raggio antigravità.[4] Quelli erano giorni in un certo senso.-

-Non dirmi che li rimpiangi.-

-Ero più giovane e piena di aspettative. Non se ne sono realizzate molte.-

            Non occorre avere il superudito per percepire la tristezza nella sua voce. Le stringo la mano, un modo come un altro, forse migliore, per farle sapere che non è sola, non più.

 

            Finisco il mio articolo e gli do un’ultima occhiata prima di passarlo alla capocronaca cittadina e al direttore.

            Sono soddisfatto? Non so. Ho scritto un articolo di denuncia sul traffico di esseri umani ma a cosa serve denunciare se non si riesce a fermare questo traffico infame e salvarne le vittime?

-È un bell’articolo, Ben.- mi dice Joseph “Robbie” Robertson.

-È solo un articolo.- ribatto -Non aiuterà Isobel Aguirre o Jill Stacy a riprendersi da quel che è loro accaduto.-

-Siamo giornalisti, Ben, il nostro compito è dare notizie e sperare che possa fare la differenza.-

-Conosco la solfa, Robbie, ma non so se ci credo più,-

-Hai solo bisogno di riposarti un po’ e magari domani sarai più ottimista.-

            Vorrei crederci e in qualche modo devo. Sono Ben Urich e sono un giornalista, quelli come me hanno scoperto scandali e distrutto presidenti, non posso arrendermi.

 

            La donna che viene introdotta nello studio della Dottoressa Ashley Kafka è trattenuta da una camicia di forza e ha lo sguardo perso. La Dottoressa Kafka non apprezza questo modo di trattare i pazienti ma deve realisticamente riconoscere che almeno due delle cinque personalità in cui è divisa la psiche frammentata di questa povera ragazza potrebbero uccidere senza rimorso tutti i presenti nell’istituto. Le precauzioni sono spiacevoli ma, almeno per il momento, necessarie.

-Buongiorno Mary.- la saluta affabilmente.

-Non sono Mary, sono Walker.- risponde con tono sprezzante la ragazza -E poi con quale Mary vuoi parlare, strizzacervelli? La santa Mary, Typhoid Mary, Bloody Mary, quale?-

-Visto che sei qui, che ne dici se comincio con te?-

-Se davvero ci tieni tanto…-

            Non sarà un’impresa facile, pensa la Kafka, ma le imprese difficili non l’hanno mai spaventata.

 

           

2.

 

 

            Si dice che le notti di Cuba siano speciali e di sicuro i tramonti sono qualcosa di notevole. Natasha Romanoff si gode lo spettacolo dalla terrazza della suite di uno dei migliori hotel dell’Avana e non può che dispiacersi che il suo compagno Matt Murdock non possa goderselo anche lui. Spesso tende a dimenticare che Matt è cieco e anche se sembra che a lui non importi esserlo, lei sa che non può essere davvero così ma lo ammira e di sicuro lo ama anche per questo.

            Il corso dei suoi pensieri è interrotto da un insistente bussare alla porta. Natasha si mette subito sul chi vive. Un visitatore comune sarebbe stato annunciato dalla portineria e c’è solo un tipo di persona che avrebbero fatto passare senza avvertire.

            La Vedova Nera fa un cenno a Matt e lui sussurra:

-Sono due, entrambi maschi, sui quarant’anni o più direi, battito regolare, credo che siano armati.-

            Natasha apre la porta e si trova di fronte due uomini: il più giovane ha capelli neri e corti baffetti ed è chiaramente uno del posto e l’altro è di poco più anziano ed è calvo.

-I miei rispetti, Natalia Alianovna.- dice quest’ultimo.

-Dimitri Pavlovitch Michajlichenko!- esclama la Vedova riconoscendolo -E così sei tu il rezident all’Avana.-

-I miei capi hanno pensato che fosse ora di trovare per questo leone prossimo alla pensione un incarico di tutto riposo­... o almeno lo era prima che arrivassi tu.- risponde l’uomo -Ho deciso di farti visita e il mio amico Capitano Luis Calderon Ortega della Dirección de Inteligencia ha voluto accompagnarmi. Era curioso di incontrarti.-

-Per vedere se la donna è all’altezza della leggenda? Spero di non averla delusa, capitano.-

-Assolutamente no, Señorita Romanova, la sua bellezza dal vivo è molto superiore a quanto appaia in foto e filmati.- risponde l’uomo galantemente.

            Natasha gli rivolge un sorriso.-

-La ringrazio, capitano. I complimenti fanno sempre piacere. Ma ancora non vi ho invitato ad entrare, che maleducata. Conoscete il mio amico Matt Murdock? È un famoso avvocato americano.-

-Ho sentito parlare di lui.- commenta Michajlichenko.

-Lei è un uomo fortunato Señor Murdock.- aggiunge il Capitano Calderon.

-Ne sono consapevole, Capitano, mi creda.- risponde Matt.

-Tuttavia…-

-Tuttavia vorreste sapere che ci facciamo… che ci faccio io a Cuba, giusto?- ribatte Natasha -La verità è che dopo quel che mi è capitato ultimamente,[5] sentivo il bisogno di un po’ di relax su una bella spiaggia e Matt è stato così gentile da prendersi una pausa dal lavoro per accompagnarmi.-

-Ma perché a Cuba?- chiede l’uomo dei servizi segreti cubani.

-Perché con la recente normalizzazione dei rapporti con gli Stati Uniti è diventata una meta turistica appetibile e Matt non c’era mai stato.-

-Capisco.- commenta il Russo -Beh, da parte mia ti auguro una buona vacanza, Natalia Alianovna.-

            I due uomini sono appena usciti che Matt dice a Natasha:

-Molto gentili ma questo non ha impedito loro di riempire questa stanza di microspie… immagino.-

-Immagini giusto.- risponde lei -Ma sono loro a non immaginare che i miei orecchini emettono un segnale di disturbo che le rende del tutto inutilizzabili.-

-Roba dello S.H.I.E.L.D.?-

-Un regalino di Nick Fury rielaborato da Ivan. Di ingegneria se ne intende.-

-Lo so. Bene, adesso cosa conti di fare?-

-Aspettare il buio e fare una visitina all’uomo che siamo venuti a cercare.-

-Lo sai, vero, che ci tengono d’occhio ormai? E se Devil e la Vedova Nera si fanno vedere in giro per le strade dell’Avana…-

-E chi ha detto che li vedranno?-

            Da una valigia Natasha estrae due costumi scuri e una mascherina che si pone sul volto.

-Chi ha detto che li vedranno?- ripete con un sorriso divertito.

 

             Immagino che si potrebbe dire che le complicazioni me le vado a cercare. Per esempio avere una relazione con due uomini che per motivi diversi non sono esattamente bravi ragazzi. Robert Hao, è un ex supercriminale cinoamericano colluso con le triadi di Chinatown, che una volta ha tentato di incastrare per omicidio il proprio fratello. Ora dice di essere cambiato e sta collaborando con le autorità per smascherare il misterioso Consorzio Ombra. Quanto a Timothy Byrnes è un avvocato penalista di origine irlandese come il mio amico Matt Murdock, ma diversamente da lui non sembra avere molti scrupoli e, per quanto ne so, potrebbe anche essere coinvolto col suddetto consorzio.

Sì, mi piace vivere pericolosamente e questo può spiegare perché dopo una notte passata con Robert ho accettato un appuntamento con Tim.

                Mia madre mi riproverebbe la mia promiscuità sessuale, anche se forse non userebbe questi termini, probabilmente anche mio fratello Foggy lo farebbe, ma niente di quel che direbbero mi impedirebbe di fare quel che voglio come voglio.

                Scendiamo dal taxi ed entriamo nel ristorante. Mentre il cameriere ci accompagna al tavolo Tim si blocca di colpo. Dalla sua espressione sembra che abbia visto un fantasma. Seguo la direzione del suo sguardo e vedo una coppia seduta ad un tavolo d’angolo: una donna dai capelli castani più o meno dell’età di Tim e un Cinese dal cranio rasato probabilmente più giovane di lei.

                Tim si china sul cameriere e gli sussurra:

-Potremmo avere un altro tavolo magari in una saletta riservata?-

-Vedrò cosa posso fare signore.- è la risposta.

                E così Tim non vuol farsi vedere da quei due, ma perché?  Lo ammetto, sono curiosa e ormai dovreste sapere cosa succede quando Candace Nelson diventa curiosa.

 

                Ashley Kafka si sta preparando ad andare a casa dopo una giornata di lavoro quando uno dei suoi assistenti fa capolino nell’ufficio.

-Mi scusi, dottoressa, ma ci sono due tizi del Governo che vogliono vederla.-

            Un istante dopo entrano nell’ufficio un uomo e una donna entrambi vestiti di nero che sfoderano dei distintivi.

-Sicurezza Nazionale.- dice l’uomo -Abbiamo un mandato di un giudice federale per prelevare la paziente Mary Walker, alias Mary Mezinis, alias Mary Mallon, alias Typhoid Mary, alias Bloody Mary e molte altre.-

-Ma ho appena cominciato il trattamento. Perché portarla via poco dopo che la Corte me l’ha affidata?-

-Non siamo noi ad avere le risposte, Dottoressa.- risponde la donna -Noi eseguiamo gli ordini.

-Va bene.- sospira la Kafka -Venite, vi accompagnerò personalmente.-

Questa storia non le piace affatto. Qualcuno, in qualche modo, le dovrà una spiegazione.

 

 

3.

 

 

            Ci muoviamo nelle tenebre confondendoci con esse. Natasha sa dove sta andando e io non posso che andarle dietro. Lei conosce questa città, io no. Mi sto muovendo nel suo mondo, un mondo fatto di sotterfugi e inganni di cui è la regina.

            Siamo lontani dalla periferia dell’Avana e raggiungiamo una villa isolata circondata da un ampio muro.

-Ci saranno misure di sicurezza.- dice Natasha.

-Percepisco una rete elettrificata, sensori di calore e di movimento… e anche due cani.-

-Quelli non mi preoccupano, quanto agli altri…-

            Estrae qualcosa dalla cintura e dice:

-Se Ivan ha fatto un buon lavoro, quest’aggeggio dovrebbe spegnere ogni congegno che funzioni elettricamente o elettronicamente per circa sei minuti. Te la senti di rischiare ad entrare?-

-Scherzi?- replico -Rischio è il mio secondo nome.-

            Senza aspettarla scatto. Il mio cavo aggancia un albero all’interno della villa e un colpo deciso di reni mi porta oltre la recinzione.

            Mentre mi segue sento Natasha sussurrare:

-Credevo che il tuo secondo nome fosse Michael.-

-Dettagli.- le dico mentre mi raggiunge sul ramo dove sono appollaiato -E adesso?-

-Adesso pensiamo ai cani.-

            Gira uno degli ornamenti del suo bracciale destro ed emette ultrasuoni che fanno svenire i due doberman in cortile… e procurano un mal di testa gigante a me.

-Scusa,- mi dice Natasha -A volte dimentico i tuoi supersensi… voglio dire…-

            C’è sincera preoccupazione nella sua voce e la rassicuro:

-Tranquilla… sto già meglio. Pensiamo alla missione.-

            La sua missione è trovare l’uomo che dirige il traffico di donne da e per gli Stati Uniti, la mia è impedirle di superare certi confini.

 

            La notte cala su New York e come al solito il vostro Ben Urich è l’ultimo a rimanere in Redazione in attesa del turno di notte. Perché Doris non chieda il divorzio sulla base della mia assenza è un mistero per me.

-Mr. Urich, per fortuna è ancora qui.-

            A parlare è stata la Dottoressa Ashley Kafka, una delle più rispettate psichiatre della Nazione. Dirige un istituto che si occupa di supercriminali malati di mente. Ha anche avuto una relazione col Colonnello John Jameson, il figlio del mio capo e… ma non è questo che m’interessa adesso, quanto l’espressione nel suo volto.

-Che succede, Dottoressa, qualcosa di grave?-

-Non sapevo cosa fare ma alla fine ho deciso di parlarne ai media: il pubblico deve sapere.-

-Sapere cosa?-

-Che il Governo ha rapito Mary Walker.-

 

            L’uomo ha un’età indefinibile. Potrebbe avere anche più di sessant’anni. Ha una torcia nella mano sinistra e una pistola nella destra. Si muove guardingo. L’improvviso blackout non lo convince. In quest’isola non sempre tutto funziona a dovere ma…

            Un braccio si serra intorno al suo collo e una voce femminile gli sussurra:

-Mi deludi Anatoly Sergeievitch. Una volta eri una spia rispettata, ora sei solo un volgare pappone.-

-Chi… chi sei?-

-Puoi definirmi la tua nemesi dal passato. Sono venuta a farti delle domande e se ti rifiuterai di rispondere, allora diventerò molto cattiva.-

            La luce torna improvvisamente e l’uomo di nome Anatoly Sergeievitch Bazhanov si trova di fronte un uomo vestito con una tuta nera ed un cappuccio pure nero che gli copre la metà superiore del volto, occhi compresi, e una donna che indossa una tuta nera molto aderente e ha lunghi capelli neri. Il volto è parzialmente nascosto da una maschera con le punte rivolte verso l’alto.

-Chi… chi siete? Chi vi manda?- balbetta il Russo.

-I nostri nomi non contano.- ribatte la donna -Quel che conta è che tu dirigi un traffico internazionale di donne destinate al mercato del sesso e io voglio farlo finire.-

-Non… non hai prove.-

-Credi che mi interessino le prove? Io cerco giustizia per le povere ragazze che tratti come merci, come se non fossero persone, non avessero una loro dignità.-

-Tu vuoi uccidermi.-

-L’idea mi tenta, ma scommetto che in questa casa di prove del tuo sporco traffico ce ne sono in abbondanza, magari nei tuoi computer. Non credo che le autorità cubane ne saranno contente. Se non ti metteranno in uno dei loro carceri duri, ti rimanderanno in Russia e lì non saranno teneri con te, ne sono convinta… e se non dovesse accadere, tornerò per occuparmi di te.-

-La tua voce!- esclama improvvisamente Bazhanov -Ora la riconosco, lo so chi sei Na…-

            Uno sparo tronca quello che stava dicendo.

 

 

4.

 

 

            L’uomo siede su una comoda poltrona riflettendo. E così la Vedova Nera è a Cuba, all’Avana per la precisione. Può immaginare cosa ci è andata a fare.

Natasha , moya dorogaya,[6] pensa, sei sempre la stessa: testarda come poche, un tratto che ammiravo in te assieme ad altri più… fisici.

Mi spiacerebbe doverti far uccidere prima di poterti rivedere di persona ma se sarà necessario, lo farò. Sono certo che tu mi capiresti se lo sapessi.

 

Mi bastano pochi segnali: un battito cardiaco lento, un dopobarba al lime, lo scatto di una pistola che viene armata. Qualcuno è arrivato alle nostre spalle e sta per spararci.

Spingo Natasha fuori dalla linea di tiro appena in tempo. Il proiettile le sibila accanto. Un attimo dopo odo un grido strozzato e sento odore di sangue misto a cordite e altro. La pallottola ha preso l’uomo che Natasha stava interrogando e che ora è morto. Un caso o era lui il vero bersaglio?

Natasha si volta di scatto ed esclama:

-Tu?-

            È evidente che è qualcuno che lei conosce e questo la pone in vantaggio su di me: io non ho la più pallida idea di chi sia e, ovviamente, non so nemmeno che aspetto abbia. A volte è più frustrante del solito essere cieco.

            L’uomo spara ancora e Natasha evita il colpo e gli piomba addosso. Li sento sfondare una vetrata e piombare nel giardino esterno.

            Faccio per seguirli ma mi ritrovo qualcosa di metallico stretto intorno alla gola. Stupido mi sono distratto quanto è bastato al mio nuovo avversario per sorprendermi e ora sta per garrottarmi.

            Ma chi è? Dopobarba, struttura fisica, odore e battito sono molto simili a quelli del tizio con cui si sta battendo Natasha. Quasi identici oserei dire.

-Chi sei?- gli chiedo.

            Lui non risponde e mi scaglia addosso qualcosa, una lama affilata che evito a malapena, stavolta i miei supersensi mi hanno ben servito.

            Chiunque sia il mio avversario, ha indubbiamente ricevuto un addestramento di prim’ordine. Sconfiggerlo non sarà affatto una passeggiata.

 

            La Vedova Nera riconosce il suo avversario, lo stesso con cui si era scontrata qualche giorno prima a New York.[7] Alto, ben piantato, capelli biondi tagliati corti, occhi azzurri chiarissimi, tuta nera. Un ex soldato e forse di più. Per quale dei servizi segreti del suo paese ha lavorato… o magari lavora ancora? Sono stati il G.R.U.[8] o l’S.V.R. a mandarglielo dietro?

            Non essere paranoica, si dice Natasha, pensa a combatterlo adesso, a chi l’ha mandato penserai in un altro momento.

            Il suo avversario è tosto, per ogni sua mossa ha una contromossa. Ha imparato bene le lezioni ricevute. Conosce quello stile... non può crederci.

            Qualcosa la distrae dai suoi pensieri: due uomini sono piombati in giardino. Uno è Matt Murdock nel costume nero che ha adottato per non agire come Devil e l’altro...

            Natasha spalanca gli occhi dalla sorpresa: l’uomo con cui Matt si sta battendo è identico al suo avversario, lo stesso che tenta di approfittare del suo attimo di smarrimento per accoltellarla ma lei riesce a bloccarlo e gli torce il polso per fargli mollare il coltello.

-Io so chi sei.- le sussurra l’uomo -La tua mascherata non m’inganna.-

-E io so chi sei tu… o meglio; da dove vieni.- ribatte lei.

            Nel frattempo Matt Murdock continua il suo scontro con l’altro avversario. Anche se i suoi supersensi gli danno un vantaggio indubbio, l’altro ci sa fare.

            Improvvisamente da fuori si odono voci concitate in Spagnolo:

-Aprite, Polizia!-

            I due biondi si guardano negli occhi e insieme afferrano qualcosa e dalla loro cintura e la gettano in aria. Un attimo dopo l’intera zona è illuminata a giorno da un forte lampo.

            Natasha si ritrova accecata e confusa, poi un forte braccio l’afferra alla vita e la voce di Matt le sussurra:

-Andiamo via.-

            Un attimo dopo si sente sollevare in aria.

 

 

5.

 

 

            Prendere Natasha e sollevare entrambi oltre la recinzione è stata la parte più facile Quando la polizia irrompe nella villa siamo già lontani. Bastano pochi istanti è Natasha recupera la vista.

-Dobbiamo tornare in hotel, subito.- afferma decisa.

            Ripercorriamo i nostri passi rapidamente. Per due come noi non è un problema rientrare nella nostra suite senza essere visti.

-Spogliati e infilati sotto le lenzuola.- intima Natasha.

-È un ordine che eseguo volentieri.- ribatto sorridendo.

            Sento che ha appena finito di sfilarsi il costume e la parrucca quando si sente un bussare insistente.

-Aprite!- intima una voce con l’accento locale.

            Natasha nasconde rapidamente i costumi e poi si infila una vestaglia di seta, quindi va ad aprire. Probabilmente sospetta chi ci sia oltre la porta, io l’ho già capito grazie ai miei supersensi

-Si può sapere che succede?- dice con voce indignata aprendo la porta -Una coppia di turisti non può starsene in santa pace?-

-Mi spiace disturbarti Natalia Alianovna.- è la voce del Russo di stamattina, com’è che si chiamava?

-Dimitri Pavlovitch, ma non dormi mai?-

-Lo siento mucho[9] Señorita Romanova.- questa è la voce del capitano Calderon -El Señor Michajlichenko è qui su mia richiesta per riguardo a lei.-

-Insomma… che volete?- replica Natasha in tono impaziente.

-Ci hanno segnalato che una coppia, un uomo e una donna vestiti con tute scure, è stata vista nella villa di un uomo che è stato ucciso.- spiega Calderon.

            Natasha scoppia a ridere.

-E voi pensate che fossi io? E l’uomo chi sarebbe? L’Avvocato Murdock forse? Me lo immagino un cieco che se ne va in giro di notte per L’Avana vestito da ninja.-

            Percepisco il disagio dei due mentre faccio capolino dal letto e li saluto:

-Buonasera.-

-Io e Matt avevamo di meglio da fare che andare in giro per la città, sapete?- continua Natasha in tono ironico.

            Dall’aumento del battito cardiaco dei presenti e dalla frequenza del respiro deduco che Natasha ha lasciato a bella posta aprire un po’ troppo la vestaglia. Suppongo che lo spettacolo sia di loro gradimento.

-Se davvero, però, credete che io ed un cieco ce ne siamo stati in giro per la città, perquisite pure la suite e vediamo se trovate qualcosa, ma intanto Matt telefonerà al Console americano. Ce n’è uno adesso all’Avana mi dicono.-

            È un azzardo, ma paga.

-Non sarà necessario, vero capitano?- afferma Michajlichenko.

-No, infatti.- conferma Calderon -Mi scuso ancora  per il disagio Señorita Romanova.-

            Fanno per andarsene ma Natasha li richiama:

-Un attimo… posso sapere chi vi ha segnalato di venir qui?-

-Una telefonata anonima.- ammette Calderon.

-Certe cose non cambiano mai, vero?-

-Mi sono accorto, Natalia Alianovna, che non mi hai chiesto chi è stato ucciso.- aggiunge Michajlichenko.

-Dovrebbe interessarmi?-

-Ti ricorda qualcosa il nome di Anatoly Sergeievitch Bazhanov?-

-Ex KGB, poi S.V.R. Avevo sentito dire che si era ritirato e aveva legami con la Organizacija.-

-Tutto corretto. Nessuno sentirà la sua mancanza.-

-È solo questo che volevi dirmi?-

-No, non solo. Nella nostra patria sei di nuovo una ricercata  e si  dice che tu non sia sulla lista degli assassinii mirati perché sia il Presidente che quel bastardo di Menikov[10] in qualche modo ti ammirano. Sappi, però, che noi del S.V.R. apprezziamo che tu ci abbia tolto le castagne dal fuoco nell’affare Vedova Rossa.[11] Hai ancora amici in Russia.-

-Me lo ricorderò.-

            Se ne vanno chiudendosi la porta alle spalle . Natasha si assicura che sia ben chiusa e  poi torna in camera da letto.

-È andata.- dice.

-Hai giocato d’azzardo.- ribatto.

-Lo faccio spesso… e vinco.-

-E adesso, qual è la prossima mossa?-

-Lasciare i problemi a domani e dedicarci davvero a qualcosa di più piacevole.-

            Sento la sua vestaglia scivolare a terra

 

            Siedo davanti al Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New York Franklin “Foggy” Nelson, che scuote la testa e dice:

-Non ne sapevo niente, Ben.-

-Eppure  la Dottoressa Kafka né è ben sicura: i due agenti che hanno prelevato Typhoid Mary avevano tesserini della Sicurezza Nazionale.-

-Ho fatto una verifica.- interviene la vice di Foggy, Kathy Malper -Nessun giudice di questo distretto ha emesso il mandato di cui parla Urich, ma…-

-Ma…?-

-Esiste un’altra possibilità.-

-La Corte FISA, certo.- commenta Foggy.

-Volete  dire il tribunale segreto anti spie? Ma cosa c’entra?- chiedo.

-Dopo l’11 Settembre i suoi poteri sono stati ampliati fino a comprendere molte minacce alla sicurezza interna non necessariamente  connesse allo spionaggio in senso stretto.-

-Ma Typhoid o una qualunque delle sue personalità non appartengono certo ad una cellula di spie o terroristi esteri.-

-Ma mentre noi lo accertiamo, quella donna chissà dov’è stata portata e perché.-

 

            Non sa dove si trova, il luogo le è totalmente estraneo. La testa le scoppia. È stata drogata ne è certa, ed ora è legata ad una sedia. Prova a liberarsi ma senza successo.  Emozioni diverse si susseguono rapidamente riflettendosi sul suo volto: sconcerto, paura, rassegnazione, rabbia, determinazione, odio. Chi la vedesse passare da uno stato all’altro faticherebbe a credere che si tratta sempre della stessa donna. E forse qualcuno che la osserva c’è.

-Voglio uscire!- grida una voce spaventata.

-Vi ucciderò tutti!- grida una voce arrabbiata.

            Dal corridoio rumore di tacchi poi la porta della stanza si apre ed entra una donna bionda con un impeccabile tailleur nero e camicetta bianca.

-Buongiorno Mary.- la saluta -Non ti dispiace se ti chiamo Mary, spero. Dopotutto è il nome usato da almeno tre delle tue quattro personalità… o sono cinque?-

-E tu chi sei?- replica la prigioniera in tono ostile.

            La nuova arrivata sorride, un sorriso freddo e crudele, e risponde:

-Sono la tua nuova psichiatra, la Dottoressa Sofen, ma tu puoi chiamarmi Karla.-

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Poche note, ma buone, spero.

1)     L’idea di far fare alla Vedova Nera una capatina a Cuba era troppo ghiotta per farsela sfuggire in questo periodo di disgelo tra la repubblica caraibica e gli Stati Uniti. Avrei voluto fare di più ma è così che mi è venuta.

2)     Il costume che indossa Matt per nascondere la presenza di Devil a Cuba è quello da lui indossato in “Daredevil: the Man Without Fear” e nel recente serial Netflix.Quello della Vedova Nera, invece è un omaggio a quello di Catwoman nei telefilm di Batman degli anni 60. Peccato che non si possa vedere.

3)     La cosiddetta Corte FISA, ovvero la United States Foreign Intelligence Surveillance Court, organo giudiziario che ha il compito di rilasciare mandati e autorizzazioni richiesti da organi di intelligence per la sorveglianza e il controllo in segreto di persone che si sospetta svolgano attività contro la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Nel prossimo episodio: la pista che stanno seguendo porta Devil e la Vedova Nera in luoghi insoliti e nel frattempo, cosa sta accadendo a Mary Walker? C’è chi vuole scoprirlo.

 

 

Carlo



[1] Il Servizio segreto cubano inquadrato nel Ministero dell’Interno.

[2] Capo di una rezidentura, presidio permanente dei servizi segreti esteri in una data nazione nel gergo russo.

[3] Sluzhba Vneshney Razvedki, il Servizio Informazioni dall’Estero della Federazione Russa.

[4] Avvenne in Tales of Suspense #53 (In Italia su Devil, Corno #37)-

[5] Negli ultimi due episodi e su Lethal Honey #16/19.

[6] Natasha, tesoro mio.

[7] Vedi episodio #75.

[8]Glavnoye Razvedyvatel'noye Upravleniye , il servizio segreto militare Russo.

[9] Mi spiace tanto in Spagnolo.

[10] Vladimir Menikov, l’attuale direttore del F.S.B, il servizio di sicurezza interna della Federazione Russa

[11] Su Lethal Honey #16/19.